Gentiloni dica cosa vuole fare riguardo le droghe leggere!

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Gentiloni dica cosa vuole fare riguardo le droghe leggere!

Gentiloni dica cosa vuole fare riguardo le droghe leggere!

16-12-2016

Il 2016 passerà alla storia come l’anno della cannabis. Negli ultimi 12 mesi molti sono gli accadimenti che hanno interessato la pianta proibita. In rigoroso ordine cronologico a ritroso:

– lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze ha messo a regime la coltivazione della cannabis per uso terapeutico e venti chili son già disponibili per le prime richieste;

– il Parlamento ha adottato una legge per il sostegno e la promozione della coltivazione e della filiera della canapa industriale;

– dopo aver legalizzato la cannabis nel 2013, l’Uruguay ha aperto un museo interamente dedicato alla pianta;

– la campagna Legalizziamo! promossa dall’associazione Luca Coscioni e Radicali Italiani col sostegno di decine di associazioni ha consegnato alla Camera oltre 68mila firme a sostegno di una proposta di legge d’iniziativa popolare per la legalizzazione della produzione, consumo e commercio della cannabis;

– negli Usa, la legalizzazione della cannabis per fini medici è diventata legge in Arkansas, Florida, Montana e North Dakota, mentre dall’anno prossimo la marijuana sarà legale per qualsiasi tipo di uso in California, Massachusetts, Nevada e Maine;

– il Colorado, uno dei primi stati Usa a legalizzare, ha pubblicato le prime statistiche consolidate sulla sicurezza stradale, criminalità e le maggiori entrate fiscali e tutti gli indicatori sono largamente positivi;

– la Camera dei Deputati, dopo aver audito decine di esperti in materia ha discusso per oltre quattro ore una proposta di legge presentata dall’intergruppo “Cannabis Legale” per una regolamentazione di tutto ciò che attiene alla pianta. Il dibattito proseguirà in commissione;

– i Procuratori anti-mafia e anti-terrorismo si sono espressi a favore della legalizzazione della cannabis, come il Presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione e il maggiore sindacato di polizia;

– alla Sessione Speciale dell’Assemblea generale dell’Onu sulle droghe, la Jamaica ha confermato la volontà di legalizzare la ganja per uso tradizionale, mentre il Canada ha annunciato che a marzo del 2017 sarà pronta una riforma complessiva della legge che regolamenterà la marijuana in quel paese. Nei tre giorni di dibattito la cannabis è stata dai più considerata come una pianta il cui uso non deve più esser sanzionato penalmente;

– Israele è diventata la patria mondiale della ricerca medica sulla cannabis e i primi risultati sono molto promettenti per l’impiego in terapie finora inesplorate.

Allo stesso tempo anche le altre sostanze proibite iniziano a esser trattate pragmaticamente e in controtendenza rispetto agli anni in cui non si poteva derogare da una severa proibizione. In quasi tutta l’Unione Europea esistono alternative al carcere per il consumo personale o il piccolo spaccio (ma non necessariamente per la coltivazione), mentre in paesi come Messico, Colombia e Argentina si stanno rivedendo radicalmente le proprie politiche in materia.

Certo, a fronte di questo avvio di generale ravvedimento anti-proibizionista, ci sono tragiche e criminali eccezioni come quella delle Filippine dove il neo-eletto presidente Duterte ha incitato per settimane allo sterminio di “drogati e spacciatori”, ma si tratta, almeno fino all’arrivo di Trump alla Casa Bianca, di isolati istinti reazionari che dovranno confrontarsi con i risultati prevedibilmente positivi della legalizzazione della cannabis in California.

In Italia si sarebbe in linea con questi cambiamenti se non fosse che l’attenzione agli stupefacenti del governo in questi anni è stata scarsissima. Nel suo intervento al Palazzo di Vetro alla sessione speciale dell’Onu sulle droghe, il Ministro Andrea Orlando ha ricordato che occorre abbandonare l’ideologia e la demagogia del passato e avanzare riforme in materia di stupefacenti che siano di buon senso e sulla base di chiare evidenze scientifiche ma, tranne una costante attenzione agli ultimi sviluppi nazionali e internazionali e ai contributi della società civile del Dipartimento per le politiche Antidroga diretto fino a ottobre dalla Dottoressa Patrizia De Rose, da Palazzo Chigi non s’è mai sentito nessuno.

Nel discorso programmatico del suo governo, il presidente Paolo Gentiloni non ha, come tutti i suoi predecessori, incluso preoccupazioni antiproibizioniste; ciò non toglie che vi siano una serie di obblighi di legge a cui, proprio come tutti i suoi predecessori, è tenuto:

– il primo è la convocazione della sesta conferenza nazionale sulle droghe, che non si tiene dal 2009. Si tratta di un appuntamento previsto dal testo unico del 1990 come momento istituzionale per valutare le leggi e le politiche in materia di sostanze stupefacenti – anche al fine di modificarle;

– il secondo è la presentazione al Parlamento della relazione annuale sulle droghe. Il testo è pronto da mesi ma l’avvicendamento alla direzione del Dipartimento Antidroghe l’ha fatto sparire;

– il terzo è la nomina di un sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle “droghe” che funga da responsabile politico del coordinamento di ciò che la pubblica amministrazione a vari livelli mette in atto in quel campo.

Ultimo, ma sicuramente non meno importante, anzi forse fondamentale, “accompagnare” o “facilitare”, proprio come nel caso della legge elettorale, l’iter iniziato alla Camera alla fine di luglio per la legalizzazione della cannabis.

Le premesse ci sono, gli obblighi anche quindi, caro presidente Gentiloni, con la droga, come la mettiamo?

 

Articolo di : Marco Perduca

Fonte: huffingtonpost.it