Il Ministero della Salute aggiunge la cannabis ai medicinali per la terapia del dolore

Legalizzazione/Terapeutica

Il Ministero della Salute aggiunge la cannabis ai medicinali per la terapia del dolore

Il Ministero della Salute aggiunge la cannabis ai medicinali per la terapia del dolore

23-7-2018

Con il decreto pubblicato nella Gazzetta ufficiale lo scorso 12 Luglio, il Ministero della Salute aggiorna la lista dei medicinali prescrivibili nella terapia del dolore, aggiungendo i “medicinali di origine vegetale a base di cannabis”

In un tentativo esplicito di contrastare l’abuso epidemico di oppioidi, il mese scorso è arrivata dal Department of Health dello stato di New York (più o meno l’equivalente del Ministero della Salute) un’importante apertura sul programma per la marijuana medica: a seguito delle ultime modifiche, qualsiasi medico registrato potrà prescrivere ai pazienti terapie a base di cannabis in sostituzione alle terapie a base di oppiacei, a condizione che le ragioni per la prescrizione originale siano motivate e certificate.

Aggiungendo il “disturbo da uso di oppiacei” alle 12 condizioni qualificanti che già dal 2016 permettevano la prescrizione di terapie a base di cannabis, si ampia (almeno a livello teorico) l’accesso alla marijuana medica a migliaia di newyorkesi. Le misure anti-oppiacei sono state introdotte già dal mese scorso e sono state varate come provvedimento di emergenza, allo scopo di aggirare i canali tradizionali che ne avrebbero ritardato l’applicabilità.

Alcune infografiche da patientslikeme.com, sviluppate da sondaggi su pazienti in terapia a base di cannabis

Un provvedimento similare, da alcuni punti di vista potenzialmente ancor più influente, è stato preso anche in Italia: con il decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 Luglio, il Ministero della Salute aggiorna la lista dei medicinali prescrivibili nella terapia del dolore, aggiungendo i “medicinali di origine vegetale a base di cannabis”;  la variazione introdotta dal decreto implica uno “sdoganamento” della terapia a base di cannabis, che non figura più soltanto come alternativa prescrivibile dopo una dimostrata inefficacia dei trattamenti standard ma è da considerarsi come qualsiasi altro presidio medico appartenente al registro dei farmaci stupefacenti e utilizzabile nel trattamento del dolore.

Secondo il comunicato con cui il Dr. Howard Zucker, New York Health Commissioner, ha motivato il provvedimento di emergenza, la Marijuana medica si è dimostrata un efficace trattamento per il dolore, e può essere un’importante occasione per ridurre la dipendenza da terapie a base di oppiacei.

Medical marijuana has been shown to be an effective treatment for pain that may also reduce the chance of opioid dependence

Dr. Howard Zucker – New York Health Commissioner

Se il provvedimento del Ministero della Salute è per certi versi ancor più innovativo di quello newyorkese, l’applicabilità dovrà scontrarsi con la realtà italiana e con tutte le problematiche che si porta dietro: da un lato medici non adeguatamente formati che mal volentieri prescrivono terapie a base di cannabis, dall’altro carenza di materia prima, principalmente dovuto alla limitata produzione italiana, affidata allo Stabilimento Militare di Firenze, che già si è dimostrata insufficiente a far fronte ai bisogni dei pazienti italiani costringendo in molti casi all’importazione dall’estero, con tutte le conseguenze negative che comporta; a questo proposito, è di pochi giorni fa la lettera inviata dal Ministro della Salute italiano al suo corrispettivo olandese, con una richiesta di incremento delle importazioni di cannabis terapeutica dall’Olanda per il 2018 e 2019.

New York ha avviato il suo programma di marijuana medica nel 2016, con 12 condizioni qualificanti che permettevano ai malati (ad esempio di cancro e Alzheimer) di accedere legalmente attraverso distribuzione di stato a pillole, creme, aerosol e simili prodotti a base di cannabis; le molte voci a favore dell’espansione di questo programma aumentano anno dopo anno, e ad esse si aggiungono quelle di legali e politici di alto profilo che spingono per la legalizzazione anche per uso ricreativo.

Oltre all’utilità diretta, la speranza è che questo genere di provvedimenti porti allo sviluppo di un dibattito attivo e progressista anche in Italia, che sia in grado di andare al di la delle mere prese di posizione e analizzi concretamente le numerose opportunità che la cannabis potrebbe offrire, grazie alle molteplici proprietà e conseguenti applicazioni di questa pianta che la scienza considera sempre di più una risorsa.

Fonti e approfondimenti: