Rassegna su Cannabis & COVID

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Rassegna su Cannabis & COVID

Rassegna su Cannabis & COVID

9-1-2021

Esistono svariati studi scientifici promettenti che analizzano gli effetti dei principi attivi della cannabis in combinazione al trattamento del COVID-19; in questo articolo “in costante aggiornamento” riportiamo una rassegna di pubblicazioni interessanti, con una breve sintesi dei contenuti, e collegamenti diretti agli articoli originali e alle relative fonti.

Invitiamo i lettori a segnalare altre pubblicazioni da aggiungere alla lista scrivendo alla nostra pagina facebook Green Revolution.

CANNABIS & COVID-19

Troppo spesso poco considerata, la ricerca sulle applicazioni della cannabis nel contrasto al COVID-19 fa passi avanti in vari ambiti, come la prevenzione dell’infezione, o il trattamento delle tempeste di citochine (reazione immunitaria che in condizioni normali ha conseguenze positive, ma che in determinati casi di infiammazione grave, può diventare un problema e contribuire a indurre una sindrome da stress respiratorio acuto – ARDS).

Una comoda ed esauriente introduzione al tema è data dall’articolo “Cannabis e COVID-19” di cannabiscienza.it, che già nella primavera del 2020, a partire dal contesto generale della pandemia, andava ad analizzare dettagliatamente il coinvolgimento di alcuni principi attivi della cannabis, riportando anche i collegamenti diretti agli studi a cui fa riferimento, successivamente approfonditi e confermati dalla comunità scientifica.

RIDURRE L’INFIAMMAZIONE MODERANDO LA TEMPESTA DI CITOCHINE

Implicazioni del sistema endocannabinoide nella sepsi. Agendo su specifici recettori CBD / THC portano alla soppressione della produzione di citochine.

Alcuni degli argomenti introdotti nell’articolo di cannabiscienza.it (e nei contenuti correlati a cui fa riferimento) vengono ripresi in un articolo successivo su cannabisterapeutica.info, che a partire dalle parole del Dott. Michele Privitera di Medicomm, ricorda il ruolo di immunomodulatore assunto la cannabis a fronte della risposta infiammatoria eccessiva scatenata dal virus, una delle principali cause del gran numero di ricoveri in terapia intensiva che ha messo a dura prova il sistema sanitario italiano; citando un articolo più generale uscito su Cells già nel gennaio 2020, Privitera sottolinea che la sepsi si verifica per la presenza dell’agente patogeno, ma soprattutto per la reazione infiammatoria che stressa progressivamente organi e apparati.

THC e ARDS

Secondo esperimenti condotti dall’Università del Sud Carolina e dal Baylor College of Medicine di Huston, il THC può prevenire la mortalità da ARDS attraverso l’induzione dell’apoptosi nelle cellule immunitarie, portando alla soppressione della tempesta di citochine; la ricerca è pubblicata sull’International Journal of Molecular Sciences. I ricercatori hanno trattato con THC roditori che soffrivano di ARDS indotta da enterotossina B dello stafilococco (SEB), che normalmente da una mortalità del 100%; il trattamento a base di THC ha portato ad una sopravvivenza superiore all’80%, con diminuzione dell’infiammazione polmonare e riduzione della tempesta di citochine. Lo studio è descritto in dettaglio anche nell’articolo “Il THC nel trattamento dell’ARDS” di cannabiscienza.it.

Attenuazione dell’enterotossina-B dello stafilococco da parte del Δ9-THC su cavie con ARS indotta da SEB.

CBD e ARDS

Nello studio pubblicato ad agosto 2020 sul Journal of Cellular and Molecular Medicine, i ricercatori hanno scoperto effetti benefici del CBD in relazione all’apelina, un peptide con effetti protettivi per il tessuto polmonare; per ulteriori dettagli rimandiamo ancora a cannabiscienza.it, in particolare all’articolo “CBD e COVID-19: il trattamento dei sintomi“; come sottolineato su cannabisterapeutica.info, che nell’articolo menzionato in precedenza fa riferimento agli stessi studi, l’apelina potrebbe anche rappresentare un biomarcatore inesplorato sia per una diagnosi precoce di ARDS, sia per una successiva lettura biologica volta a monitorare l’efficacia di un intervento terapeutico.

A settembre 2020 un’altro studio dell’Università di Augusta in Georgia indica il CBD come agente contro l’ARDS; i ricercatori suggeriscono che il CBD potrebbe essere d’aiuto riducendo la produzione di citochine pro-infiammatorie: secondo lo studio, il CBD ha invertito gli indici infiammatori e parzialmente ristabilito l’omeostasi (i roditori trattati con CBD mostravano anche un aumento dei livelli di linfociti, importanti nel combattere le infezioni). Sulla base dei risultati mostrati, il CBD potrebbe svolgere un ruolo immunoterapico nel trattamento di gravi infezioni virali.

COMBATTERE E PREVENIRE L’INFEZIONE

Panoramica dei modelli e delle configurazioni sperimentali dello studio delle università canadesi.

La rivista Aging pubblica a novembre 2020 uno studio che suggerisce una possibile applicazione degli estratti di cannabis contro il SARS-CoV-2, in particolare nel prevenire l’infezione; lo studio delle università canadesi di Lethbridge e Calgary, basato sullo sviluppo di 800 nuove cultivar e modelli artificiali di tessuti umani in 3D, sembra indicare che gli estratti di Cannabis Sativa, in particolare quelli ad alto contenuto di CBD, possono contribuire a bloccare i principali punti di accesso che il virus utilizza: da quanto emerso nello studio, 13 degli estratti analizzati sembrano in grado di diminuire i livelli di proteine usate dal virus per l’accesso alle cellule ospiti.

RICERCA IN CONTINUA EVOLUZIONE

A confermare i risultati ottenuti nei mesi precedenti, l’International Journal of Biological Macromolecules pubblica a dicembre una ulteriore ricerca a conduzione koreana che ha come oggetto la valutazione della capacità antivirale dei cannabinoidi rispetto al SARS-CoV-2: tra i 5 cannabinoidi analizzati, in particolare THC e CBD mostrano una capacità antivirale superiore ai farmaci di riferimento (lopinavir, clorochina, remdesivir); questo nuovo studio, a cui pochi giorni fa ha dedicato un articolo anche cannabisterapeutica.info, fornisce un quadro indicativo importante sulle potenzialità antivirali di THC e CBD nel trattamento dei pazienti affetti da COVID-19, eventualmente in combinazione con altri farmaci.

Analisi curva dose-risposta lopinavir chloroqine remdesivir e cannabinoidi
Analisi delle curve dose-risposta dei farmaci di controllo (lopinavir, clorochina e remdesivir) e dei cinque cannabinoidi Δ9-THCA, Δ9-THC, CBN, CBD e CBDA.

I ricercatori insistono sulla necessità di effettuare più attività di ricerca: ad esempio, servirebbero modelli sperimentali per confermare gli effetti immunomodulatori e altre interazioni, e studi epidemiologici con dati retrospettivi sul consumo di cannabinoidi da parte di pazienti infetti, per aprire la strada a valutazioni più accurate.


Fonti e approfondimenti: