Da Cannabis Science il primo cerotto alla marijuana contro fibromialgia e dolore neuropatico
Da Cannabis Science il primo cerotto alla marijuana contro fibromialgia e dolore neuropatico
La cannabis viene utilizzata ormai da secoli per combattere numerose patologie. Negli ultimi anni molti studi ne hanno confermato l’efficacia nel trattamento di diverse condizioni, dalle più comuni, come ansia e insonnia, fino a quelle più complicate come disturbi psico-neurologici, cancro al seno, reumatismi e disturbi di carattere sessuale. Oggi questo antico strumento capace di alleviare il dolore e sconfiggere malattie trova una nuova applicazione grazie alla creazione di un cerotto alla marijuana destinato ai pazienti affetti da fibromialgia e dolore neuropatico.
LA CANNABIS PER CURARE LA FIBROMIALGIA E IL DOLORE NEUROPATICO
La fibromialgia e il dolore neuropatico hanno un paio di cose in comune. Entrambe le condizioni infatti implicano dolore apparentemente inspiegabile e formicolio, effetti che possono ridurre drasticamente la qualità della vita.
Recenti studi suggeriscono che la marijuana sia estremamente efficace per il trattamento di entrambe le condizioni e questo nuovo cerotto alla cannabis pare essere in grado di offrire un efficace approccio a queste due patologie molto difficili da trattare.
Un sondaggio del 2014 svolto dalla “The National Pain Foundation” (Denver, Colorado) ha scoperto che la marijuana è considerata uno degli strumenti più efficaci da parte di quei pazienti affetti da fibromialgia che si sono proposti volontari in alcune ricerche cliniche a base di marijuana.
Una piccola sperimentazione a base di cannabis su pazienti affetti da neuropatia diabetica ha anch’essa ottenuto i risultati sperati. Lo studio condotto su 16 pazienti affetti da questa condizione ha dimostrato che la marijuana è effettivamente in grado di ridurre il dolore neuropatico associato a varie condizioni come ad esempio la sclerosi multipla.
Oggi giorno sul mercato della cannabis terapeutica sono presenti numerosi prodotti a base di marijuana che possono essere acquistati e assunti dai pazienti, come ad esempio creme o farmaci orali che tuttavia risultano essere – per alcuni pazienti – troppo forti per poter essere assunti durante il giorno.
Proprio per risolvere questo problema Cannabis Science – una Startup innovativa operante nel settore della marijuana medica – ha rilasciato un rivoluzionario prodotto per l’applicazione topica dei farmaci a base di cannabis.
Cannabis Science è una una società di ricerca farmaceutica impegnata nello studio e nello sviluppo di nuovi farmaci a base di marijuana. Nel Novembre del 2016 la società ha annunciato la sua più recente scoperta: un potentissimo cerotto medico in grado di rilasciare farmaci per la terapia del dolore tramite la pelle direttamente nel flusso sanguigno.
Partendo da questa scoperta Cannabis Science vuole sviluppare due nuovi tipi di cerotti, uno dedicato alla fibromialgia ed uno alla neuropatia diabetica. I due cerotti ovviamente conterranno cannabis ed entrambi saranno progettati per gestire il più efficacemente possibile i sintomi delle rispettive malattie.
Durante il comunicato stampa dedicato alla presentazione del prodotto Raymond Dabney – CEO di Cannabis Science – ha dichiarato:
lo sviluppo di queste nuove applicazioni medico-farmaceutiche non sono altro che la punta dell’iceberg di ciò che vedremo in futuro nel campo della cannabis terapeutica
Il settore della cannabis terapeutica si espande sempre di più in tutti quegli stati dove le aziende sono in grado di effettuare ricerca e sviluppo. In Italia attualmente le uniche applicazioni mediche della cannabis (effettivamente attuabili) vengono sviluppate dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, che recentemente ha terminato la sua prima produzione di marijuana per scopo terapeutico, un po’ poco per far crescere l’innovazione in questo settore. Se il nostro paese vuole davvero progredire nel settore della cannabis terapeutica dovrebbe permettere l’ingresso nel mercato alle aziende capaci di sviluppare soluzioni innovative in questo campo e non demandare tutta la produzione all’esercito.
Articolo di: Manuel Haze su haze.academy