Cannabis legale in Italia: aumentano le figure istituzionali favorevoli
Da Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione, che alcune settimane fa ha invitato gli interlocutori al confronto parlando di ipocrisia all’italiana su norme proibizioniste, passando per la risoluzione che chiede al Parlamento una legge sulla regolamentazione della cannabis, approvata dal Consiglio comunale di Firenze, arrivando alle recenti dichiarazioni di Franco Roberti e Francesco Curcio, rispettivamente Procuratore e Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, fino alla lettera del PM Henry John Woodcock, aumenta il consenso trasversale per la legalizzazione di marijuana in Italia.
Cantone, intervenuto al forum web Agi “Viva l’Italia” dello scorso marzo, si domanda retoricamente se una legalizzazione controllata non potrebbe avere effetti migliori rispetto ad uno spaccio che avviene alla luce del giorno, in totale e assoluta impunità e riguarda amplissime fasce della popolazione giovane, riferendosi alle attuali norme sul proibizionismo, il cui unico risultato è ormai quello di riempire le carceri e appesantire il carico giudiziario di forze dell’ordine e magistrati, a discapito di reati ben più significativi (dai reati di mafia alla tratta di esseri umani)
L’attività di repressione non ha arginato il fenomeno di consumo ed uso della cannabis, ma bensì ha incrementato gli introiti delle organizzazioni criminali.
Della stessa idea il Consiglio comunale di Firenze che, con 18 favorevoli su 24, approva una risoluzione per richiedere al Parlamento una legge sulla legalizzazione: nel comunicato, pubblicato sul sito del Comune di Firenze, si fa riferimento alla mancanza di differenziazione tra i diversi tipi di stupefacenti, alla totale inefficacia dell’azione repressiva denunciata nell’annuale relazione della Direzione Nazionale Antimafia, ma anche agli studi della professoressa Carla Rossi (ordinaria di statistica medica all’Università di Roma e componente dell’osservatorio europeo sulle droghe), che stima come la legalizzazione comporterebbe per lo stato un introito dal punto di vista fiscale di più di 7 miliardi, a cui vanno aggiunti i dati dei sequestri adeguati al prezzo indicativo di mercato, per raggiungere quote che vanno dai 15 ai 30 miliardi (orientativamente, l’equivalente di una manovra finanziaria come quella del 2016), ponendo l’accento su quella che non è più soltanto una questione ideologica.
Come già accennato, segnali positivi anche dalla Direzione Nazionale Antimafia: il procuratore Roberti, in una nota letta dal sostituto procuratore Curcio al convegno “Prima (invece) di punire” tenutosi a Napoli il 5 e 6 maggio, si dichiara favorevole alla legalizzazione, a seguito delle analisi e del lavoro compiuto su questi temi dalla DNA, come parere formulato sui disegni di legge attualmente in esame al Parlamento.
Secondo Woodcock, sostituto procuratore presso il Tribunale di Napoli, la legalizzazione è ormai “una scelta obbligata, un problema solo di tempo”; il PM, nella lettera inviata a Repubblica, cita gli esempi positivi degli stati americani che hanno già provveduto alla legalizzazione palesandone i vantaggi, menziona il premier canadese Trudeau, promotore di una legge per l’uso ricreativo, e torna a parlare di strategie di contrasto all’illegalità che vadano al di la dell’impostazione repressiva.
Varrebbe la pena di cominciare a pensare a strategie di contrasto dell’illegalità che superino una impostazione meramente repressiva, e soprattutto bisognerebbe immaginare ad un progetto che in un futuro, speriamo non lontano, consenta di impiegare le “energie umane”, oggi impiegate nel mercato illegale della cannabis […], nell’auspicabile “mercato legalizzato” della stessa.
La crescente ondata progressista continua però a dover fare i conti con irremovibili scogli culturali, come l’attacco alle dichiarazioni di Cantone da parte di Maurizio Lupi (Area Popolare) che, nel 2017, mentre in gran parte del mondo civilizzato si discute di cannabis industriale, cannabis terapeutica e uso ricreativo, parla ancora di “spinelli che rovinano la vita”, usando termini da macchietta d’altri tempi in una retorica che rimanda a ideologie retrograde e stereotipate; “assolutamente contraria” anche Beatrice Lorenzin, che interviene con dichiarazioni che suscitano non poche perplessità su quella che sembra essere una totale disinformazione in materia: dopo le ripetute gaffe sulla gestione del Fertility Day da parte del Ministero della Salute, la Lorenzin motiva con argomentazioni come crescita della dipendenza e impatto sui minori le sue preoccupazioni, già dimostrate completamente infondate da svariate analisi e studi di settore, svolti da autorevoli enti governativi in quegli Stati che sono passati alla cannabis legale negli ultimi anni, i cui risultati, pubblicati online già da tempo, rimbalzano da mesi sulle testate d’informazione statunitensi e internazionali.
La legalizzazione non è sinonimo di promozione; legalizzare vuol dire portare alla luce ciò che ad oggi è sommerso nel mercato nero. Dobbiamo fare i conti con la realtà, affrontiamo il fenomeno con gli strumenti della legge, per un approccio informato e responsabile.
Fonti e approfondimenti:
- Repubblica – Cantone: basta ipocrisie sulla cannabis, discutiamo se legalizzarla
- Repubblica – La battaglia sulla marijuana: Roberti, Procuratore nazionale antimafia, spiega il suo si
- haze.academy – Il comune di Firenze chiede al governo di legalizzare la cannabis
- Green Revolution – Smentiti gli allarmismi per le conseguenze della legalizzazione sugli adolescenti